L’infertilità è definita in medicina come l’incapacità di concepire dopo 12 mesi di rapporti non
protetti o sei mesi per le donne di età pari o superiore a 35 anni. Secondo uno studio pubblicato
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità i tassi mondiali di infertilità tra il 1990 e il 2010 sono
rimasti relativamente costanti e questa problematica colpisce circa 48,5 milioni di coppie in tutto il
mondo.
La fertilità umana è influenzata da molteplici fattori, tra cui fattori legati al sesso, ovvero femminili
(ad es. ovulazione e disturbi uterini), maschili (ad es. produzione e funzione anormali dello sperma),
ma anche fattori medici (ad es. malattia infiammatoria pelvica e cancro). A questi si aggiungono
anche quelli non modificabili (es. genetica, sesso ed età), ma soprattutto, fattori modificabili come
lo stile di vita (es. attività fisica, sovrappeso, alimentazione, alcol, fumo, stress e uso a lungo termine
di contraccettivi).
È noto, quindi, che la nutrizione può svolgere un ruolo importante sulla fertilità sia negli uomini che
nelle donne. Tuttavia, sebbene vi siano prove crescenti in tal senso, non esistono ancora linee guida
ufficiali destinate alle coppie in età riproduttiva.
Cosa tratteremo
Modelli dietetici
I modelli dietetici riconosciuti dalla comunità scientifica come sani ossia la dieta mediterranea e
diete mirate alla prevenzione sono stati associate a migliori parametri di qualità dello sperma. La
dieta mediterranea è caratterizzata da un’elevata assunzione di olio d’oliva, noci, legumi, frutta,
verdura e cereali integrali, moderata assunzione di pesce, pollame e vino e bassa assunzione di
latticini, carni rosse o lavorate e dolci. Le diete di prevenzione sono invece caratterizzate da
un’elevata assunzione di frutta, verdura, pollo, pesce, legumi e cereali integrali. Inoltre, nello
specifico la dieta mediterranea è stata associata positivamente alla gravidanza e alla natalità (nati
vivi), in particolare nelle donne <35 anni e anche nelle donne sottoposte a riproduzione assistita.
Proteine
La ricerca negli anni ha indagato le possibili correlazioni tra infertilità e le varie fonti proteiche
(latticini, carne, soia, pesce). In particolare sono state raccolte evidenze su:
- Latte e derivati: sembra che un’elevata assunzione di latticini potrebbe influire sulla qualità e
sulla fertilità dello sperma. - Pesce: una preoccupazione comune nel raccomandare alle donne incinte o che potrebbero
iniziare una gravidanza di consumare pesce è che i frutti di mare sono la fonte primaria di
esposizione a contaminanti ambientali come il mercurio. Questa preoccupazione ha portato alla
guida della Food and Drug Administration e dell’Environmental Protection Agency che
raccomandano alle donne incinte o a coloro che potrebbero rimanere incinte di mangiare non
più di 3 porzioni di pesce a settimana. La maggior parte degli studi sull’assunzione di pesce e sulla
fertilità ha mostrato che i benefici del consumo di pesce possono superare il rischio di
contaminanti ambientali che potrebbero essere trasportati dai pesci. Tuttavia, alcuni fattori
come il tipo o la quantità di pesce consumato potrebbero influenzare tali benefici. - Soia (come fonte di proteine): ha ricevuto un ampio grado di attenzione come potenziale tossico
per la riproduzione poiché è la principale fonte di fitoestrogeni per l’uomo. Prove limitate sono
disponibili da studi sull’uomo, pertanto l’associazione tra assunzione di proteine di soia e fertilità
rimane inconcludente.
Grassi
I grassi, che rappresentano dal 30% al 40% dell’apporto energetico giornaliero nei paesi occidentali,
sono componenti importanti delle membrane cellulari. Inoltre, modificano l’espressione degli
enzimi coinvolti nel metabolismo delle prostaglandine e degli ormoni steroidei, entrambi vitali per
la riproduzione. È stato dimostrato che un’elevata assunzione di acidi grassi trans aumenta il rischio
di disturbi metabolici (es. insulino-resistenza, diabete di tipo 2) che influiscono negativamente sulle
funzioni ovariche.
Al contrario una maggiore assunzione di PUFA (acidi grassi poliinsaturi), in particolare di ω-3, è
probabilmente utile per migliorare la fertilità sia femminile che maschile grazie alla loro capacità di
regolare alcuni ormoni (ad esempio progesterone) che sono essenziali per il successo degli impianti
o del concepimento.
Carboidrati
La quantità e la qualità dei carboidrati nella dieta influenzano l’omeostasi del glucosio e la sensibilità
all’insulina meccanismi che possono influenzare la funzione ovarica. Un indicatore comune della
qualità carboidrati è l’indice glicemico (una misura dell’impatto relativo degli alimenti contenenti
carboidrati sulla glicemia).
Il consumo totale di carboidrati e la natura di questi sono entrambi associati a rischi più elevati di
infertilità ovulatoria. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per indagare la quantità ottimale di
carboidrati e il tempo dell’intervento in relazione al tentativo di gravidanza.
Antiossidanti
Gli antiossidanti [vitamina E, vitamina C, β-carotene, L-carnitina, N-acetil cisteina, coenzima Q10,
zinco, selenio, acido folico, e licopene] sono sostanze che aiutano l’eliminazione dei radicali liberi
presenti nel corpo umano. Ciò assume importanza perché i radicali liberi sono molecole altamente
reattive che causano danni alle cellule. L’integrazione di antiossidanti migliora la qualità dello
sperma e può aumentare la probabilità di gravidanza e del suo buon esito. Inoltre, gli antiossidanti
potrebbero fornire benefici anche alle donne con ridotta fertilità.
Vitamina B12
La vitamina B12 o cobalamina è una vitamina idrosolubile che agisce come cofattore nella sintesi
del DNA e nel metabolismo sia degli acidi grassi che degli amminoacidi. Negli ultimi vent’anni, i
risultati ottenuti dalla ricerca scientifica hanno mostrato che la vitamina B12 influisce positivamente
sulla qualità dello sperma aumentando il numero di spermatozoi, la motilità e riducendo al minimo
il danno al DNA di questo.
Vitamina D
La vitamina D è una vitamina liposolubile che è naturalmente presente in pochissimi alimenti ed
aggiunta ad altri e disponibile come integratore alimentare. Viene anche prodotto in modo
endogeno quando i raggi ultravioletti della luce solare colpiscono la pelle e innescano la sintesi della
vitamina D. La vitamina D aiuta a regolare il calcio e il fosfato nel corpo per mantenere ossa, denti
e muscoli sani. La maggior parte degli studi sull’uomo suggerisce che la carenza di vitamina D
influisce sulla fertilità femminile e maschile. Tuttavia, non ci sono ancora prove forti e conclusive.
In conclusione, è possibile affermare che nonostante l’eziologia multifattoriale dell’infertilità
sessuale, l’alimentazione può influenzare la funzione sessuale e riproduttiva sia nelle donne che
negli uomini.
Fonte: Aoun et al. Can Nutrition Help in the Treatment of Infertility? Prev. Nutr. Food Sci.
2021;26(2):109-120