Oltre un secolo fa, lo scienziato Elie Metchnikoff ha ipotizzato che i batteri dell’acido lattico offrissero benefici per la salute in grado di promuovere la longevità. Seguirono altri sviluppi di questo concetto. Infatti, in passato i disturbi del tratto intestinale sono stati spesso trattati con batteri vitali e non dannosi per modificare o sostituire la flora batterica intestinale.

Queste sono state le prime prove scientifiche dell’effetto benefico di alcuni batteri benefici per la salute umana che hanno preso il nome di probiotici. Oggi la ricerca medico-scientifica è ricca di studi che analizzano gli effetti sulla salute di questi batteri e indagano loro nuovi impieghi.

Definizioni

La FAO ha definito i probiotici come un costituente degli alimenti non vitale che conferisce un beneficio alla salute mediante una modulazione della flora batterica intestinale anche detta microbiota. I microrganismi utilizzati possono essere impiegati negli alimenti e negli integratori alimentari e le specie di Lactobacillus e Bifidobacterium sono più comunemente utilizzate.

Flora batterica intestinale

Le funzioni dei probiotici sono intrecciate con i batteri che colonizzano gli esseri umani. Il dialogo incrociato tra probiotici e microbi residenti nell’intestino, fornisce un mezzo chiave per influenzare la salute dell’ospite.

L’intestino contiene un gran numero di microbi, localizzati principalmente nel colon, e comprendenti centinaia di specie. Le stime suggeriscono che oltre 40 trilioni di cellule batteriche sono ospitate nel colon di un essere umano adulto. Sono presenti anche altri microorganismi come i funghi, con un contributo trascurabile in termini di numero di cellule, mentre i virus possono essere più numerosi delle cellule batteriche.

A livello di specie e ceppi, la diversità microbica tra gli individui è piuttosto notevole: ogni individuo possiede il proprio modello distintivo di composizione batterica, determinato in parte dal genotipo dell’ospite, dalla colonizzazione iniziale alla nascita tramite trasmissione tra madre-figlio e dalle abitudini alimentari. Inoltre, molti studi hanno dimostrato che le popolazioni di microbi intestinali differiscono tra individui sani e altri con condizioni patologiche.

Tuttavia, i ricercatori non sono ancora in grado di definire la composizione di un microbiota umano sano.

Attività e benefici

I probiotici influenzano l’ecosistema intestinale influenzando i meccanismi immunitari della mucosa, interagendo con microbi residenti nell’intestino o potenziali patogeni. Questi meccanismi possono portare all’antagonismo di potenziali agenti patogeni, a un ambiente intestinale migliorato, al rafforzamento della barriera intestinale, alla riduzione dell’infiammazione e ad una più efficace risposta immunitaria. Si pensa che questi meccanismi portino ad una riduzione dell’incidenza e della gravità della diarrea, che è uno degli usi più ampiamente riconosciuti dei probiotici.

Applicazioni cliniche

Negli ultimi decenni sono stati pubblicati numerosi studi scientifici che hanno indagato l’impiego dei probiotici nelle diverse patologie.

Tra le malattie più comuni in cui sono stati testati si ricorda la diarrea infettiva nei bambini, infatti, alcuni ceppi probiotici sono utili nel ridurne la gravità e la durata. Nello specifico, la somministrazione orale sembra ridurre la durata della malattia diarroica acuta nei bambini di circa 1 giorno. Altri impieghi indagati sono:

  • la prevenzione del tumore del colon-retto,
  • la diarrea indotta da antibiotici,
  • le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD),
  • la sindrome dell’intestino irritabile (IBS).

Commercializzazione ed etichettatura

In Italia l’impiego di probiotici nell’industria degli integratori risale a circa 35 anni fa, quando tali prodotti, secondo la normativa vigente, venivano inclusi tra i prodotti dietetici con preventiva autorizzazione per dell’immissione in commercio.

Sulla base delle prove scientifiche disponibili la quantità minima sufficiente per ottenere una temporanea colonizzazione dell’intestino da parte di un ceppo microbico è di almeno 109 cellule vive al giorno. La porzione di prodotto raccomandata per il consumo giornaliero deve quindi contenere una quantità pari a 109 cellule vive per almeno uno dei ceppi presenti. Solo in presenza di studi scientifici validi a supporto è consentito l’uso di quantità inferiori, per il ceppo in questione, se è dimostrata la capacità di colonizzare l’intestino. Inoltre, la quantità di cellule vive presenti nel prodotto deve essere riportata in etichetta per ogni ceppo e deve essere garantita, con le modalità di conservazione suggerite.

 

Fonti:
• Linee guida su probiotici ed prebiotici, Ministero della Salute, 2018
• World Gastroenterology Organization Global Guidelines Probiotics and prebiotics, February 2017