Una buona pratica riconosciuta da tutti, ormai, per la prevenzione del cancro al seno è la mammografia. Dopo la palpazione, per riscontrare eventuali anomalie nei tessuti mammari, questo esame radiografico dettagliato dei seni, non invasivo, permette di scoprire presenze di elementi tumorali, anche di piccole dimensioni, sfuggite all’autopalpazione.
Parliamo di un’indagine che diminuisce la mortalità per tumore del 30%. Da qui, si capisce bene l’importanza di effettuare i controlli, seguendo in modo scrupoloso quanto indicato dalle istruzioni del Ministero di Sanità. Qualora, poi, ci fossero dubbi e timori di qualsiasi genere, rivolgersi al proprio medico curante è di fondamentale importanza per avere fonti attendibili e non farsi prendere dallo sconforto.
Cosa tratteremo
In cosa consiste
La mammografia si effettua a livello ambulatoriale e non ha particolari necessità per eseguirla. Viene richiesto di non utilizzare deodoranti o talco, per evitare possano emergere nella radiografia come puntini bianchi sospetti. Inoltre, andrebbe eseguita nei primi giorni del ciclo. Questo per escludere con certezza eventuali gravidanze, di cui magari non si è a conoscenza, che non vanno d’accordo con i raggi X, e poi perché il tessuto del seno è meno addensato e permette una maggiore chiarezza delle immagini.
La mammografia può essere di due tipi, clinica o di screening. La prima riguarda la diagnosi su un tessuto sospetto o su anomalie riscontrate nei tessuti, la seconda viene fatta su soggetti sani per individuare eventuali neoplasie, non ancora manifestate. In entrambi i casi, vanno eseguite in strutture ospedaliere o presso centri sanitari che dispongono delle attrezzature necessarie.
Il tecnico radiologo avrà cura di posizionare il seno, prima uno poi l’altro, sull’apposita base della strumentazione, il quale verrà compresso per rendere omogeneo il tessuto, e sul quale verranno lanciati i raggi X. La sensibilità delle donne varia, e la pressione del macchinario può essere più o meno dolorosa, effetto non legato comunque alla grandezza del seno, quanto più al suo tessuto. Il tutto ha una durata di 5-10 minuti.
L’importanza della mammografia
Prevenire il carcinoma mammario vuol dire salvarsi la vita. Nel seno agisce in modo circoscritto, si può scoprire attraverso la presenza di noduli, evidenti all’occhio o percettibili alla palpazione, che possono essere rimossi, spesso senza intaccare altri organi interni. Tuttavia, la vicinanza del seno al torace impone a tutte le donne, anche quelle di taglia di seno più ridotta, di fare i dovuti controlli, perché non sempre è possibile riuscire a sentirlo o vederlo.
Tra le cause della comparsa di questo tumore vi è l’aspetto ereditario. La presenza di familiari vicini al nostro grado di parentela, mamma, nonna, zia, possono incentivare questa analisi, proprio per scongiurare effetti che porterebbero all’avanzamento delle metastasi in altre parti del corpo. La prevenzione aiuta tantissimo e oggi è l’unico modo, in tanti casi, per arrivare a una guarigione. Al di là dell’ereditarietà genetica, ogni donna dai 40 ai 70 anni ha necessità di controllarsi, visto che dopo i 40 anni inizia la fase in cui aumenta il rischio di comparsa.
Ogni quando va fatta
Prima di parlare di cadenze annuali, va messo in evidenza che i controlli scattano ogni volta che si verificano situazioni anomale. Che siano visibili o riscontrabili al tatto, non bisogna far passare tanto tempo, ma sottoporsi a immediati controlli.
Secondo le linee guida internazionali, adottate poi dal Ministero della Salute del nostro Paese, i controlli vanno eseguiti con cadenza biennale su donne in età compresa tra i 50 ai 69 anni. Di sicuro la prevenzione va eseguita molto prima, già dai 30 anni, anche mediante un’ecografia mammaria, preferibile alla mammografia perché a quell’età il tessuto del seno è ancora molto denso e di difficile penetrazione ai raggi X. Meglio se vengono effettuate entrambi le analisi. Dall’età dei 40 anni ai 50, l’esame deve avvenire con cadenza annuale. Visto l’allungamento delle aspettative di vita, oggi si pensa di prorogare i controlli fino a 74 anni, anche se la vitalità delle cellule nel riprodursi, sane o meno sane, è di sicuro più lenta a quell’età.